“Mamma! Mamma, maaaammmaaa!”- imperterrita risuonava l’eco di queste parole. Un richiamo continuo che rimbombava tra le mura di casa. -“Vedi, è sempre lui! Mi disturba quando faccio i compiti, quando riposo, e anche quando voglio starmene tranquilla coi miei giochi.” – e concluse – “mi ruba anche la merenda, una volta il panino, un’altra volta i biscotti, quelli buoni con le mandorle, e poi è insopportabile quando trovo il pacco dei miei crackers preferiti, vuoto e nemmeno una briciola che avanza, uff!
“Ogni giorno sempre la solita storia, Alice! Come devo fare con te e tuo fratello?!”- amorevolmente disperata la mamma rispondeva alla piccola – “dai sai com’è tuo fratello, non sa stare fermo un attimo e poi lo fa per giocare e stare insieme.” E con un cenno del capo invitò il piccolo disturbatore ad alzare i tacchi e cambiare stanza.
Nonostante la modesta vittoria ottenuta, Alice non esitò a riflettere :“Si si, ho capito, anche stavolta sono io che devo subire e lui passa per il cocco di mamma, che obbedisce sempre e io quella buona solo a lamentarsi”. Questo il pensiero non espresso a voce, dalla bionda bambina, che nel frattempo tramava un’innocente vendetta nei confronti del fratellino.
“Lino, Linooo, vieni qui?” la stessa vocina di prima che squillava da una parte all’altra della casa. Questa volta Alice, attirava l’attenzione non più della mamma, bensì del suo piccolo disturbatore;
-Dimmi Ali, cosa c’è? Perché mi hai chiamato, se pochi minuti fa non volevi nemmeno parlarmi! - maliziosamente continuò
-“vuoi fare pace con me?” – e con occhi ingenui il bimbetto fissò la labbra di Alice in attesa di risposta. Qualche attimo di esitazione, e la biondina:
“Ma quale pace, mica abbiamo litigato! Voglio giocare con te… che ne dici palla, moscacieca o nascondino?” – Alice sperava vivamente che la scelta ricadesse su l’ultima proposta; aspettativa che non fu tradita.
“Unooo, dueeee, tree..dieci, venticinque, quarantaaa e cinquanta! Tempo scaduto! Ti sei nascosta bene? Che ora ti vengo a cercare”- con tutto l’entusiasmo Lino iniziò a girovagare per casa e dopo qualche minuto di vana ricerca, decise di proseguire la sua missione in giardino. Gira che ti rigira, indaga e ricontrolla, ma di Alice non vi era traccia alcuna. All’inizio non diede peso alla cosa il piccolo, pensando e ammirando l’abilità nel gioco della sorella, ma dopo alcuni minuti, la sensazione di ammirazione andò scemando e mutandosi in preoccupazione.
Lino, intimorito, si recò dalla mamma per avvertirla della situazione, la quale dall’inizio pensò alla solita burla da parte del figlioletto, ma poi capì che non era esattamente così.
In tutto questo, Alice dov’era andata a finire? Furbescamente con l’inganno del gioco era riuscita a evadere dallo sguardo della mamma e soprattutto dall’assedio del fratellino. Con perizia e senza alcun timore, attraversò il corridoio che portava alla veranda, con un due salti arrivò al cancelletto, e facendo molta attenzione lo chiuse silenziosamente dietro di se. Alice, si ritrovò a gironzolare per le strade le paese, fino a che leggermente stanca e con la fame che faceva capolino, si accorse che era ora di merenda, un sano spuntino prima di far ritorno a casa.
Allungò lo sguardo e riconobbe nell’angolo un’insegna familiare, dove era impressa l’immagine di una donna che insieme ad un bambino, è alle prese con un impasto. “Ah ecco! è dove veniamo sempre con mamma a comprare tutte quelle cose buone che mi piacciono”
Alice ebbe l’illuminazione e proseguì spedita verso l’ingresso. Senza esitare chiese: “una confezione di crackers di ferro, grazie!”- stupito il signore dai i buffi baffi (come lo chiamava la bimba), rispose: “intendi dire Le Carte, quelle al farro, vero?”- un po’ imbarazzata per la gaffe, annuì. E il baffuto signore replicando: “non arrossire e non ti preoccupare, capita a tutti di sbagliare, e poi io lo so benissimo che le mie carte al farro sono le tue preferite, anzi piacciono un sacco anche a lino, giusto?”
Udendo quelle parole, Alice iniziò a riflettere su quello che aveva fatto e la conseguente preoccupazione dei suoi familiari; in un sol colpo afferrò la confezione dei suoi cari crackers, e facendo cadere qualche moneta sul pavimento a scacchi del negozio, iniziò una corsa a perdifiato verso casa. Mentre le suole delle scarpe sembravano non toccare terra, nella mente della bambina continuava a proiettarsi l’immagine dell’insegna. In quei momenti, anche lei, come quel bimbo raffigurato, voleva esser tra le braccia di sua mamma.
Questo dolce pensiero, l’accompagnò per tutto il tragitto e si ritrovò sull’uscio di casa, dove con ancora la preoccupazione dipinta nel volto c’era la mamma ad accoglierla. Un fugace sguardo di rimprovero mutò in momenti d’affetto. Lo stesso affetto che Alice, riversò in un semplice gesto nei confronti del fratellino: “Tieni Lino, queste sono per te!”- porgendo la merenda al suo piccolo disturbatore preferito.
Filippo Di Leo
ti va di giocare?