Una spiga di grano dal seme alla tavola

Le avventure mai scritte di un chicco di grano che voleva diventare...

Dicono che ogni nascita prenda vita da un atto d'amore. Io non so se è vero ma per me è stato così. Certo, ho i ricordi un po’ confusi, ma nella mia mente, un po’ annebbiata, ho incisa l’immagine di una calda mano che mi posava nel terreno. Ed è stato quell’umano tepore a donarmi un senso di sicurezza tale da permettermi di assopirmi nel suolo umidiccio.

Non saprei dire per quanto tempo ho dormito, qualcuno dice più di un mese (dandomi del pigrone!), ma non potrò mai dimenticare il mio risveglio: un’insopportabile claustrofobia! Tutto intorno a me era freddo e lo trovavo intollerabile!

Dovevo far qualcosa, e alla svelta! Non avendo del tutto coscienza di ciò che potessi fare, andavo per tentativi: metti una radichetta fuori, appoggiala lì, allungane un’altra in quella direzione, tutto ciò per trovare un po’ di stabilità. La parte più difficile doveva ancora arrivare, e, insieme a me, germogliava la determinazione a voler uscire da quell’oscurità! Non hai idea di che travaglio sia stato quel momento! E non terminava mai!

Alla fine, con grande sforzo, una mia radichetta è uscita dal terreno spianando la strada per le altre. Ero stanco e per questo non avevo l’energia necessaria per ergermi. Strisciavo vicino al terreno per recuperare le forze. Dovendo, però, sopravvivere all’esterno, avevo il bisogno di coprirmi, ed è in quel momento che mi è venuto un colpo di genio (anche se poi i miei amici mi hanno detto di aver pensato tutti la stessa cosa): ho incominciato a fare piccole foglioline e a coprirmi, strato dopo strato, e a creare altre radici, quasi stessi diventando un cestino di vimini pieno di nodi.

Ed è stato così che ho passato l’inverno! Proprio il miglior momento per venire al mondo, non credi?

Fortunatamente non ho più vissuto un periodo così complicato. Il caldo stava finalmente arrivando e ho potuto alzare la testa e guardarmi intorno. La mia curiosità mi spingeva ad elevarmi sempre di più, anche se ero sempre assetato. Più bevevo più mi ergevo, e più mi ergevo più vivevo: il dolce vento mi accarezzava, il sole mi baciava, scrutavo i monti Irpini in lontananza e l’immensità della Daunia. Ho fatto le mie prime amicizie, e mi sono anche innamorato di una spiga che crescendo è diventata una gran bella bionda.

Ma questo te lo racconterò un’altra volta….

 

Alessio Mastrodonato

diario di una spiga

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